Type: Prima console per videogiochi italiana
Luoghi di nascita: Reparto Ricerca e Sviluppo Zanussi Pordenone
Personaggi chiave: Dino Masili, Lorenzo Plos, Luigi Ret, Horst Hillberger
Periodo di commercializzazione: 1974-1979
Provenienza: Italia
L’azienda Zanussi, orgoglio italiano dell’elettronica


Zanussi Ping-O-Tronic è un sistema davvero interessante nella storia dei videogiochi, e detiene anche un primato invidiabile, poiché è la prima console commerciale realizzata in Italia, e tra le prime a livello europeo. Scopriamone la storia. Siamo nel 1972, il buon successo statunitense di Magnavox Odyssey nel settore casalingo e di ATARI PONG nel mercato Arcade è un chiaro segnale che l’industria videoludica, da pochissimo nata, sarebbe presto diventata terreno fertile per diversi produttori di elettronica, non solo negli Stati Uniti, ma anche nella pur meno recettiva Europa. Del resto in questo decennio ormai la televisione è un elettrodomestico diffuso ovunque, e soprattutto in modo trasversale, tra tutti i ceti sociali. L’occasione è di quelle da prendere al volo, e la tentazione di entrarci è davvero forte. Uno dei primi marchi a muoversi sul territorio europeo è l’italiana Zanussi, nome già parecchio noto agli appassionati di sistemi elettronici per la casa di qualità. In molti ricorderanno, nelle prime tipiche cucine “all’americana” distribuite sul territorio gli elettrodomestici con questo marchio. Attiva in Italia fin dal 1916, e fondata col nome di Officina Fumisteria Antonio Zanussi a Pordenone per la produzione di cucine a legna, nei decenni successivi l’azienda crea dei marchi tuttora esistenti nel mercato dell’elettronica, come Rex e Seleco, lavorando anche per le forniture dell’esercito durante la Seconda Guerra Mondiale e creando i primi fornelli portatili a gas, usati nel conflitto, e le prime lavatrici semiautomatiche per le caserme e poi per le case. Negli anni sessanta l’azienda entra nel mercato dei televisori, diventando nel contempo leader del settore elettrodomestici poco dopo, negli anni settanta. Proprio dal prolifico Reparto Ricerca e Sviluppo di
Zanussi arriva un progetto visionario ed avveniristico, debitore concettualmente proprio da Magnavox Odyssey ed ATARI PONG. A capo del progetto troviamo l’ingegnere Dino Masili, che dirige il reparto dal 1969 al 1984, ed il suo staff, tra cui spiccano Lorenzo Plos, Luigi Ret e Horst Hillberger. Il progetto, che diventerà in seguito il Ping-O-Tronic ha il complesso nome di “Perfezionamento ai circuiti elettrici per la generazione di effetti speciali nei sistemi visualizzatori di simboli su un cinescopio, particolarmente per giochi televisivi” con il numero di brevetto IT1018380B, e viene depositato il 23 luglio 1974 in Italia.
Il debutto italiano nel settore delle console per videogiochi
La console, creata nel Reparto Ricerca e Sviluppo Zanussi Pordenone, ha caratteristiche semplici ma intriganti, seppur ancora poco legate al concetto moderno di architettura derivata dall’informatica, e più a quella meccanica dell’elettronica pura. Il sistema utilizza una tecnologia che non prevede alcuna CPU, ma monta un circuito “discreto” che include speciali chip dedicati di tipo TTL e transistor di tipo classico. Una tecnologia anche discretamente economica, lo riconosciamo, che permette di tenere un prezzo di vendita al pubblico relativamente basso, perlomeno per quello che offre, 79.000 lire come prezzo di debutto, in seguito scontato a 49.000 lire da alcuni negozi italiani, come La Rinascente di Roma. Per lanciare il sistema Zanussi decide di organizzare una grossa campagna pubblicitaria, soprattutto a mezzo stampa, TV e Radio, puntando sia sul pubblico degli adulti, che su quello dei più giovani, con numerose apparizioni su testate quali Topolino, il
Giornalino e Corriere dei Ragazzi, concentrandosi nel periodo natalizio. Un regalo decisamente desiderato, il fantascientifico Zanussi Ping-O-Tronic, nel Dicembre 1974. Il successo commerciale della console è fin da subito notevole, anche perché, di fatto, in Italia, gareggia quasi da sola senza concorrenti nel settore videogiochi casalinghi, e tra le poche eccezioni compaiono Magnavox, con la versione localizzata col nome di Odissea della sua console ed il Videomaster Home TV Game, sistema britannico uscito due mesi prima nel Regno Unito, che si trova facilmente di importazione. Ping-O-Tronic viene venduto anche con il marchio Seleco, società sussidiaria specializzata in elettronica di consumo. La console è dotata anche di un voluminoso altoparlante monofonico interno che riproduce il suono del rimbalzo nei giochi, caratteristica fondamentale, che la rende la prima console della storia ad avere un suono! Magnavox Odyssey ed alcuni suoi cloni, infatti non sono affatto dotati di audio. Zanussi, pur prevedendo la vendita del sistema sul solo territorio italiano, decide a sorpresa di registrare il brevetto di design per il Ping-O-Tronic in diversi paesi, anche extraeuropei, tra cui spiccano Regno Unito, Svezia, Germania e Spagna, ma anche Stati Uniti e Giappone. Questi ultimi due, in particolare, sono tra i più attivi del nascente settore videoludico.

L’evoluzione programmata, Zanussi Play-O-Tronic

In seguito ai grossi problemi legali affrontati da ATARI e Williams contro Magnavox, Zanussi chiede ed ottiene una licenza “preventiva” da Magnavox e da Sanders Associates il 21 aprile 1975. Una scelta saggia per evitare complicazioni future, ma soprattutto in anticipo con i tempi, parecchio tempo prima che tutti i produttori di videogiochi fossero tenuti a pagare loro le licenze, dopo la vittoria della famosa causa. Zanussi, infatti, ben lungi dal lasciare il Ping-O-Tronic come una produzione unica, ha infatti deciso di dargli un degno successore. Il sistema viene quindi sostituito dal Play-O-Tronic nel 1976. Per risparmiare sui costi si opta per uno chassis identico e di colore diverso, ma all’interno le differenze sono notevoli. I colori sono grigio e bianco oppure arancione e bianco, e ben si sposano con gli arredamenti tipici del decennio di debutto. Gli indimenticabili anni settanta. Gli ormai vetusti chip TTL ed i transistor meccanici vengono quindi sostituiti da un circuito basato sul chip AY-3-8500. Un cuore universale che diventerà, nel giro di pochi anni, la base di partenza per tutte le console cosiddette Pong-Based di quegli anni. Zanussi Play-O-Tronic probabilmente nasce infatti anche per stare al passo con l’evoluzione delle macchine del settore. Accanto ad Home PONG della stessa ATARI si vede una vera invasione di “Cloni di PONG”che sta emergendo all’epoca, con funzionalità come il punteggio su schermo, più varianti giocabili e titoli extra aggiuntivi sempre più complessi. Le caratteristiche esterne degli chassis sono diverse, i pulsanti si trovano sul pannello frontale, che include i classici Selettore di gioco, Selettore di velocità della palla, Regolazione orizzontale e verticale e Regolazione della statura del giocatore. La console base include tre giochi incorporati che sono, di fatto, varianti di PONG, e sono Tennis Squash e Pelota, oltre alla cosiddetta modalità Automatico, in cui la palla rimbalza contro le pareti senza giocatori, rendendolo più una demo che un gioco vero e proprio. I controller sono dotati di un controllo per far muovere il giocatore verticalmente e di un pulsante per servire la palla.
Della console vengono realizzate diverse versioni, dal PP-1 al PP-10, per lo più con revisioni interne della scheda, ma anche piccole modifiche esterne come l’;inclusione del marchio Zanussi o Seleco, assente nelle prime release. A partire dalla revisione chiamata PP-5, viene anche aggiunto un connettore DIN per utilizzare un accessorio per pistola ottica chiamato Gun-O-Tronic. Questo accessorio, del tutto simile al fucile ottico ideato da Ralph Baer per Magnavox, viene lanciato nel 1975 al prezzo di circa 35.000 lire e parecchio pubblicizzato. In sala giochi, infatti, in tutto il mondo stanno andando per la maggiore gli arcade basati sul tiro al piattello, come i nipponici Nintendo Laser Clay Shhoting System, basati proprio sulla licenza Magnavox del fucile ottico, poter avere a casa un simile prodigio dell’elettronica moderna (come diceva la famosa pubblicità) non aveva prezzo. A partire dal 1981 Zanussi decide di abbandonare purtroppo la produzione interna, e preferisce concentrarsi sull’importazione di sistemi dall’estero, come ad esempio il Vtech Creativision, distribuito col proprio marchio sul territorio italiano. Le console Zanussi, che trovate esposte nel nostro museo, per molti in Italia hanno rappresentato un primo contatto con il mondo dei videogiochi, ed anche per questo sono ricordate con grande affetto dal pubblico di età più matura.
Autore
Fabio D’Anna
