Tipologia: Prototipo della prima console per videogiochi
Luoghi di nascita: Laboratori di sviluppo della Sanders Associates
Personaggi chiave: Ralph Baer
Periodo di attività: 1966-1972
Provenienza: Stati Uniti

The Brown Box, grazie al suo accattivante adesivo in finto legno
Il grande sogno degli anni sessanta, poter giocare a casa sulla televisione!
Il videogioco nasce, come abbiamo visto, come esperimento di ricerca pura in ambito oltretutto accademico, e non certo commerciale. L’industria dei videogiochi, intesa in modo moderno, ovvero con macchine specifiche da gioco, le console, e giochi realizzati appositamente per questi sistemi, arriverà solo nei primi anni settanta, contemporaneamente a quella dei primi Personal Computer. La storia dei computer, ovviamente, è parallela a quella delle console, e, in una certa misura, anche complementare. Ma per il videogioco casalingo, durante gli anni sessanta, sono ancora tempi in cui quasi nessuno possiede dei computer a casa, mentre sono molto più diffuse le televisioni. L’idea di creare una console, sorprendentemente, nasce già in questo decennio, pur concretizzandosi come reale prodotto commerciale, solo negli anni settanta.

The Brown Box, il visionario progetto di Ralph Baer
Siamo nel 1966. In una delle tante aziende produttrici di dispositivi elettronici, la Sanders Associates, che vanta collaborazioni eccellenti nel campo della ricerca e della sicurezza nazionale, con le grandi università statunitensi, oltre che col Pentagono e con la NASA, c’è un uomo con un grande sogno. Il suo nome è Ralph Baer, un capo ingegnere dei sistemi elettronici, ebreo di nascita di origini tedesche, che, per sfuggire alle persecuzioni naziste, trova rifugio nella terra della libertà statunitense. Dopo aver lavorato nel campo televisivo per diversi anni, e pur dedicando il suo lavoro alla produttività, è letteralmente affascinato proprio dai primi esperimenti del settore videoludico, come Tennis for Two e Spacewar! Nella mente del visionario progettista si fa sempre più forte l’idea che si possa giocare anche con una semplice televisione, piuttosto che con un computer, semplicemente implementando in una macchina finalizzata al gioco dei circuiti elettronici deputati all’esecuzione dello stesso. Oggi il concetto di “console” sembra elementare, ma a quell’epoca doveva essere del tutto immaginato da zero. Perché limitarsi a vedere programmi televisivi sullo schermo? Serve qualcosa di interattivo, qualcosa che permetta di giocare con la TV!

tutto invariata nella versione definitiva commerciale denominata Magnavox Odyssey
Un grande uomo, con un grande sogno. Da cui è nata, di fatto, l’intera industria videoludica attuale. Ma l’obiettivo è davvero complesso, ridurre in un piccolo dispositivo da attaccare ad una comune TV casalinga la costosa, complessa ed ingombrante tecnologia dietro a “mostri sacri” come Tennis for Two o SpaceWar!
Le caratteristiche tecniche di The Brown Box
Per realizzare la titanica impresa il geniale ingegnere Ralph Baer mette su un eroico team di visionari, disposti a lavorare su qualcosa di mai visto prima. Dopo due anni di lavoro, nel 1968, il prototipo è pronto. La scatola misteriosa realizzata come prototipo è incredibilmente piccola, e misura circa 40×30 centimetri, con dei controller dedicati esterni al corpo macchina. Si, praticamente le dimensioni dei sistemi moderni attuali. Un vero visionario! Questa macchina ha delle caratteristiche stupefacenti e sorprendentemente moderne, per essere il primo tentativo di creare una console moderna. Ben presto, fuori dai laboratori della Sanders Associates, esce un vero e proprio sistema rivoluzionario, che supporta insieme giochi multipli e diversi. Questi ultimi sono in multiplayer, vista l’impossibilità di avere la CPU come avversario, per i limiti tecnici hardware. Eppure, giocare contro un altro umano, li rende ancora più coinvolgenti. Il nome di lavoro “in develop” del sistema è TV Game Unit #7, e segue un precedente tentativo denominato Pump Unit, anche se, fin da subito, viene soprannominata The Brown Box. Questo bizzarro nome deriva da una caratteristica estetica, ovvero l’autoadesivo in vinile marrone con effetto legno utilizzato per rendere il prototipo più elegante, ma soprattutto attraente agli occhi dei potenziali investitori. Ma cosa fa The Brown Box? Di fatto la macchina è capace di visualizzare solo tre luci in movimento sullo schermo, e per ricreare la grafica vengono utilizzati degli speciali fogli di acetato (di grandezza variabile per adattarsi alle diverse TV), con disegnato il campo da gioco. Ralph Baer ed il suo team puntano ad avere una licenza per una tecnologia completamente nuova che possa diventare anche iniziativa commerciale, e per questo era necessario avere giochi divertenti ed intriganti.
Il parco titoli e la nascita di Magnavox Odyssey

delle sue invenzioni, tra cui spiccano il SIMON, basato su sequenze mnemoniche di colori,
commercializzato nel 1978 da MB, e l’affascinante Maniac, rilasciato nel 1979 da Ideal Toy
Company!
The Brown Box ha quindi una caratteristica vincente, ovvero il fatto di non limitarsi ad un singolo titolo, ma poter avere una vera e propria programmazione multi gioco. Oggi, in un sistema moderno, abbiamo dischi, cartucce o giochi in download dalla rete, all’epoca, invece, è possibile inserire delle schede con saldati fogli di alluminio rigidi contenenti jumper per variare la programmazione e visualizzare giochi diversi. The Brown Box può quindi essere programmata per riprodurre diversi giochi tramite le “cartucce”, ed anche azionando alcuni interruttori posti sulla parte anteriore dell’unità. Queste schede non vanno confuse con le moderne cartucce ROM, sia chiaro, poiché esse arriveranno solo nel 1976 su Faichild Video Entertaiment System, ideate da Jerry Lawson. Qui abbiamo i soli jumper fisici che permettono però titoli innovativi e ben studiati, con l’inclusione di oggetti, carte da gioco e segnapunti tematici, una vera e propria unione simbolica quindi tra i tradizionali giochi da tavolo e quelli elettronici. Tra questi spicca Bucket Filling Game, ideato dal tecnico Bill Harrison, che vede o schermo diviso in due metà, quella sotto di colore blu e quella sopra nero, tramite gli speciali acetati da applicare allo schermo, e vede i due giocatori sfidarsi a svuotare e riempire un secchio. Maggior interesse, durante le dimostrazioni nelle fiere di settore nel 1969, lo ottengono però i quattro titoli sportivi, come il Golf, che ha un proprio accessorio a forma di mazza, il Tiro a Segno, o il celebre Table Tennis, che ispirerà anni dopo il celebre PONG di ATARI. Questo gioco di fatto è proprio una vera versione moderna del vetusto Tennis For Two del 1958, e simula una partita di Ping Pong. Tra gli accessori di The Brown Box troviamo un fucile da tiro a segno e persino una avveniristica Pistola Ottica. Alla fine il prototipo viene acquistato dalla multinazionale Magnavox, celebre produttore di televisori statunitense, che lancia in grande stile il sistema con l’accattivante nome di Magnavox Odyssey nel 1972. Nasce così la prima console della storia, che potete ammirare nel percorso espositivo del nostro museo. Attualmente il prototipo The Brown Box è esposta allo Smithsonian Institution, presso il National Museum of American History di Washington.
Autore
Fabio D’Anna