Tipologia: Prima console programmabile a cartucce ROM
Innovazioni: Presenza di una vera CPU, utilizzo di cartucce removibili basate su ROM
Titoli prodotti: 29 (due inclusi nella console e 27 venduti separatamente)
Personaggi chiave: Jerry Lawson, Nicholas F. Talesfore, Ron Smith, Robert Noyce
Progetto grafico per le copertine dei giochi commerciali: Tom Kamifuji
Periodo di commercializzazione: 1976-1978
Provenienza: California, U.S.A.

Nel 1975 c’è un grosso fermento nel settore dei videogiochi casalinghi, come del resto nel parallelo mondo Arcade, poiché l’industria, nata da pochissimo, ha già visto arrivare tanti sistemi diversi che si propongono di conquistare i salotti statunitensi. Di fatto la prima console della storia, Magnavox Odyssey, nonostante un iniziale successo, non riesce a diventare di massa come sognato da Magnavox, ma apre comunque un settore completamente nuovo per l’intrattenimento casalingo, che fa esplodere un mercato molto florido di sistemi cosiddetti PONG Based, ovvero i famosi cloni di PONG. Tra i tanti produttori spiccano Coleco, Zanussi e Nintendo. Ma una grossa rivoluzione sta per arrivare all’orizzonte.

Jerry Lawson e l’invenzione delle cartucce ROM
Tra le centinaia (letteralmente) di cloni di PONG ormai i giocatori di tutto il mondo non riescono quasi ad orientarsi, e soprattutto sono spesso costretti ad avere una console nuova per avere giochi diversi. Nonostante la pur brillante innovazione delle cartucce singole, ideata già da Ralph Baer per Magnavox Odyssey, e poi ripresa dai cosiddetti Pong programmabili, di fatto le “cartucce” con giochi diversi sono comunque dei singoli jumper che permettono di variare, seppur di poco, il gameplay di base. Negli studi di ricerca della Fairchild Semiconductor International, azienda statunitense specializzata nella creazione di transistor e circuiti integrati, si sta facendo un passo decisamente innovativo, con l’intenzione di entrare nel nascente mercato dei videogiochi. Per la progettazione di un proprio sistema videoludico Fairchild decide di affidare il progetto ad un consulente esterno, che presto diventa anche un membro stabile dell’azienda. Si tratta di una figura chiave per lo sviluppo del sistema, l’ingegnere informatico Jerry Lawson. Il geniale professionista, coadiuvato nello sviluppo dai veterani Nicholas F. Talesfore e Ron Smith, una volta analizzati i vari sistemi presenti sul mercato nel 1975, capisce subito che l’idea di avere delle cartucce extra di tipo ““plug-in”, che non necessitano di cacciavite per essere installate, per un sistema da gioco è decisamente vincente. Quelle presenti nei Pong programmabili (ovvero con possibilità di leggere appunto una cartridge esterna) possono però essere evolute, e passare dai semplici jumper elettromeccanici ad una vera memoria non volatile di tipo ROM. Si, avete capito bene, il gioco intero, per la prima volta, è totalmente su un supporto fisico esterno alla console di base. Una idea tanto semplice quanto geniale!
Le caratteristiche hardware di Fairchild Video Entertainment System (VES)
Tra le altre innovazioni della console, inizialmente chiamata Video Entertainment System (VES), ci sono due controller ergonomici digitali ad otto direzioni non integrati nel corpo macchina, cosa invece diffusa spesso nei cloni di PONG, ed anche modellati per aderire perfettamente ognuno ad ogni mano, simili ai futuri joystick per home computer, ma senza base d’appoggio, dotati di potenziometro, totalmente ruotabili, come un paddle, anche collegati all’unità principale con dei
cavi di prolunga staccabili. Questa innovazione permette, oltretutto, di poterli facilmente cambiare in caso di rottura. Nasce così, di fatto, il mercato degli accessori e ricambi videoludici! Non da meno la possibilità di regolare la velocità di gioco, la piccola ma utile funzione PAUSE, applicabile tramite un apposito pulsante “pausa”, per congelare il gioco durante la sua esecuzione. Jerry Lawson, infatti, ha subito notato giocando con PONG ed i suoi cloni, che i titoli non avevano l’opzione per fermarsi e dare un attimo di riposo al giocatore. La funzione “Overtime”, utilizzabile nei giochi sportivi, come Hockey, consente inoltre di realizzare dei tempi supplementari rispetto al tempo base previsto, come nel Soccer. Ma quello che stupisce di più è proprio il cuore centrale del sistema, la CPU Fairchild F8 con velocità di 1,79 Mhz, RAM da 64 byte e ben 2 KB di VRAM dedicata. Oltre alle sue celebri cartucce ROM, Jerry Lawson decide di proporre a Fairchild una idea ancora più estrema, ovvero inserire il nuovissimo Fairchild F8, un vero microprocessore di tipo informatico, nella sua prima console. Una CPU come quella dei computer per “semplice” un sistema da gioco ed i giochi contenuti su cartucce ROM esterne, decisamente un visionario, che, con la sua idea, ha fatto da modello per decine di sistemi successivi. L’implementazione nella console viene seguita da Robert Noyce, e la CPU permette, per la prima volta, di avere avversari umani gestiti dalla Intelligenza Artificiale, piuttosto che semplici “player 2” con giocatori reali. Il comparto audiovisivo può contare su una risoluzione video da 128×64 pixel, con 8 colori, anche se solo 4 differenti colori per riga e sprite di un singolo colore. L’altoparlante interno, monofonico, è posto direttamente nella console. Le innovazioni e le caratteristiche hardware del sistema sono quindi di elevata importanza a livello storico, e nonostante la sua relativa bassa popolarità la console occupa un posto di rilievo nella storia dei videogiochi. L’iniziale presentazione al Consumer Electronics Show di Chicago nella calda estate 1976 desta comunque parecchia attenzione.
La concorrenza contro ATARI ed il mutamento del nome iniziale
Al suo debutto nell’agosto 1976, con un prezzo di 169,95 dollari, il sistema riscuote un discreto successo, e vende nel suo intero ciclo vitale oltre duecentocinquantamila unità sul territorio statunitense, arrivando anche in Europa, grazie a produttori terzi che lo hanno distribuito col proprio marchio, come ad esempio la tedesca Saba Video Play, la britannica GrandStand Video Entertanment Computer o la svedese Luxor Video Entertainment System. La possibilità di giocare diversi titoli su un’unica macchina è una delle innovazioni più importanti del sistema Fairchild, che ha peraltro fatto da modello per il successivo Atari Video Computer System (VCS) del 1977 ideato da Nolan Bushnell, che lo supera decisamente in quanto a fama e successo, grazie anche al fatto di offrire grafica e sonoro superiori, oltre ad un parco titoli che spesso ripropone, a casa, i grandi successi arcade dell’epoca, Space Invaders su tutti. Nella console sono inclusi due giochi base,
Hockey e Tennis, e vengono prodotte altre 27 cartucce programmabili, con varianti, da due a quattro, o giochi inediti su ciascuna, con tanto di numerazione per far felici i collezionisti. Si tratta del primo parco titoli ROM esterno della storia, ma i giochi, proprietari ed anonimi, non riscuotono molto successo. Restano però indimenticabili gli artwork delle scatole dei giochi, dipinti a mano dall’artista statunitense Tom Kamifuji. Oltre a questi vengono ideati una cartuccia demo e tre software per tastiera, accessorio però mai rilasciato. La concorrenza tra i due sistemi è decisamente forte, al punto che, nonostante la macchina targata ATARI sia una palese riproposizione dei concetti di base del sistema Fairchild, con l’escamotage dell’inserimento del termine “Computer” nel nome, è in realtà proprio Video Entertainment System (VES) a mutare il proprio nome con il più evocativo ed accattivante Channel F! La forte perdita di popolarità per la console Fairchild, una volta uscito ATARI VCS è innegabile, ma questo piccolo trucco commerciale non serve a rilanciarlo. Ormai il declino è inevitabile. Nel 1978 allora Fairchild gioca la carta dell’update, lanciando Channel F System 2, una semplice versione aggiornata che però viene totalmente ignorata dal mercato. Davvero un peccato, perché il nuovo sistema, prodotto da Zircon International Inc., che ha acquistato i diritti, offre non solo uno chassis più moderno, con tanto di slot per conservare i controller separati, ma anche migliorie interne come la nuova uscita audio che permette di utilizzare gli altoparlanti della TV e persino la stereofonia, ove presente. L’esplosione della Seconda Generazione di console, che oltre al VCS vedono scendere in pista Mattel Intellivision, CBS Colecovision e Magnavox Odyssey² cattura le attenzioni del pubblico. Pur non restando una pietra miliare, il sistema Fairchild Video Entertainment System ha proposto molte feature originali, che sono state poi prese ad esempio dai produttori delle console successive.
Autore
Fabio D’Anna
